Salve a tutti, cari coronati fratelli Fannibals. Siamo qui per
presentarvi una nuova rubrica dedicata a noi italiani, visto che è un
po’ triste e riduttivo che questo blog gestito da artisti italici sia
praticamente tutto scritto in inglese. ;)
Questa è la quarta puntata di una “rubrica” che, se avrà successo,
potrebbe ottenere un discreto numero di seguaci: si tratta di semplici
(ma non troppo) “discussioni” in cui approfondiremo uno o più aspetti
della serie tv Hannibal, toccando anche i libri, i film e la cultura
popolare.
Senza altri indugi, iniziamo subito!
Emanuela Pegurri,
copywriter, web editor e Fannibal,&
Furiarossa,
artista, scrittrice nel gruppo dei Cactus di Fuoco e fondatrice di "Another Hannibal Artblog" presentano:
Discorsi Fannibaleschi#5
La simbologia del cervo
F. Cominciamo con una premessa: il cervo con il suo simbolismo permea la serie da cima a fondo e crea parte della sua irreplicabile atmosfera. Compare nei sogni, compare nei crimini, compare nell'arredamento, è persino importante al livello di trama. Proprio in virtù di questo, l'animale è divenuto una sorta di "logo" per la serie, tanto che viene utilizzato per riassumerla e rappresentarla: il profilo del cervo, i palchi (spesso insanguinati), gli zoccoli, sono cose che si possono spesso scorgere nelle fanart di Hannibal e nei poster ufficiale. Ma come mai è stata fatta questa scelta? Cosa significa davvero il cervo (e i suoi mutamenti) all'interno della serie? Storicamente il cervo è sempre stato un simbolo fortemente religioso, non importa di quale culto stiamo parlando: pagani, ebrei, cattolici, indù, religioni nordiche, tutte hanno in comune il cervo come tramite divino. In Hannibal spesso questa tendenza viene stravolta e il cervo è visto come una sorta di "tramite diabolico" (ricordiamo, Hannibal Lecter stesso è una sorta di Lucifero...). Come mai? E poi... com'è che funziona così bene in un ruolo non suo?
E. La prima volta che ho visto la serie sono rimasta stupita che il cervo -
da sempre animale con una forte valenza suggestiva positiva - sia stato
interpretato come simbolo negativo. Certo, non dimentichiamoci che il
cervo in Hannibal è in realtà un immaginario ravenstag, cioè un cervo
con il piumaggio di un corvo e altrettanto nero. Il ravenstag è frutto
delle allucinazioni di Will e quando si parla di Will bisogna prenderla
alla larga perché, come sappiamo, il ragazzo ha più immaginazione di
Walt Disney. Ogni volta che il Male arriva o ha già fatto il suo corso,
ecco che appare il ravenstag, che si alterna con il Wendigo, di cui
abbiamo già precedentemente parlato qui nel blog. Ho una mia teoria sul
perché sia stato utilizzato proprio un cervo: Bryan Fuller è un
simpatico iconoclasta e ha voluto ribaltare la simbologia classica del
cervo come animale buono e divino trasformandolo in un emblema maligno
con un tocco surreale e raccapricciante. Ho memoria del cervo di carne
che nella Cappella Palatina di Palermo avanza inesorabile verso un
attonito e terrorizzato Will, per me una delle immagini più
impressionanti e grottesche dell’intera serie. Hannibal ha nel suo
studio una splendida piccola statua di un cervo e, guarda un po’, in
“Fromage” la utilizza per finire il suo avversario Tobias Budge. Inoltre
credo che il cervo e in particolare i suoi palchi rappresentino il
mutare e il divenire di una nuova coscienza per Will: in un suo incubo
dei palchi gli spuntano sulla schiena e in un altro incubo gli stessi
palchi crescono sulla sua testa mentre lui ha il visto sporco di sangue e
grida atterrito. Che dire? Addio Bambi, benvenuto ravenstag.
F. Il connubio corvo/cervo mi ricorda istintivamente un altro "cervide" tutt'altro che associato al bene. Nell'ars goetia (conosciuta anche come goezia, la pratica dell'evocazione dei demoni) è conosciuta una creatura, o meglio un demone chiamata "Furfur". Questo essere, un cervo alato (ecco perché il Ravenstag me lo ricorda) è capace di creare lampi, fulmini e tempeste, ma soprattutto è il possessore di una sapienza sconfinata, tanto che viene evocato proprio per rispondere alle domande del mago... tuttavia è anche un gran bugiardo, per cui bisogna eseguire un particolare rituale al fine di farlo rispondere correttamente. Un'altra cosa interessante di questa creatura è la sua capacità di creare
l'amore. Si, esatto, un demone capace di plasmare una cosa così terribilmente pura e rara, capace di fare ciò che non sanno fare neppure gli angeli.
Il Furfur può anche assumere una forma umanoide... un po' come il ravenstag sostituito dal Wendigo.
È un'eccezione lampante alla regola del cervo rappresentato come figura positiva e addirittura "nemica" del serpente.
Bryan Fuller non ha mai neppure citato i demoni della goezia, il che mi porta a pensare che in realtà non sia mai stato ispirato da essi, eppure per una sorta di convergenza evolutiva queste figure (il Furfur e il Ravenstag) si somigliano.
E. Ma forse Bryan - che sappiamo essere un uomo di buona cultura - ha
scoperto il Furfur e gli ha dato vita, plasmandolo con la sua sempre
personale visione. Il Furfur è un conte, proprio come Hannibal (lo sono
il padre e lo zio, che nella serie avrebbe dovuto essere impersonato dal
grande David Bowie) e sappiamo che il ravenstag-Furfur è frutto della
potente immaginazione di Will e rappresentazione del Male assoluto,
della forza demoniaca che trascina il volere di Hannibal e, in certi
momenti, anche la sete di vendetta di Will. Per restare in tema con
l’opera demonologica Ars Goetia, ricordo che anche il corvo rappresenta
una delle figure sataniche, ed esattamente il trentanovesimo demone di
nome Malphas. È interessante capire come il ravenstag sia la prima
rappresentazione satanica della serie. Già dal primo episodio,
"Apéritif“, vediamo palchi di cervo ovunque ci siano omicidi e proprio
Will anticipa la sua prima visione del ravenstag.
F. Hmm, proprio non sapevo dell'esistenza di Malphas! Prendo nota e mi informerò al più presto, visto che la mitologia e i demoni sono parte integrante del mio universo scritto e a fumetti ;). Ma non divagherò troppo... un demone-corvo! Non posso fare a meno di immaginare una sorta di fusione fra i due. Così come non posso fare a meno di pensare, a questo punto, che Hannibal sia il cervo e Will il corvo.
Il cervo è un animale nobile e possente, elegante nella camminata e persino il colore del suo manto ricorda quello dei capelli di Hannibal: solitamente i cervi hanno il pelo di colore marrone, più o meno scuro, che può virare fino al grigio, con maculature di diversa natura. Tuttavia il cervo, erbivoro e teoricamente pacifico, nasconde un lato oscuro: non sono inauditi i casi in cui questi animali sono stati visti cibarsi di carne, sia viva che morta. Gli alci mangiano uova, i cervi dalla coda bianca predano addirittura i pulcini nei nidi per ottenere proteine e, ancora più importante, calcio. Inoltre alcuni cervi, in particolar modo i maschi, sanno essere terribilmente aggressivi e uccidere a sangue freddo animali o persino persone che entrano nel loro territorio. Dunque erbivori, pacifici ed eleganti, ma che nascondono un lato insospettabile!
Quanto al corvo, la sua somiglianza con Will è palese: un uccello intelligentissimo, se non il più intelligente di tutti, con piume nere come il carbone (come i capelli del nostro detective preferito) e che viene spesso associato alla capacità di prevedere il futuro o comunque a poteri percettivi sovrannaturali.
Che il ravenstag sia, anche, una rappresentazione visiva della fusione delle due nature "animalesche" dei protagonisti?
E. È probabile, visto anche il susseguirsi degli eventi nella serie, che il
ravenstag rappresenti nell’insieme Hannibal e Will. In certi istanti
Will sembra trasformarsi in un cervo, ma di fatto ricordiamoci che il
ravenstag presenta una parte di piumaggio del corvo ed è a tutti gli
effetti frutto solo della fantasia del nostro caro Will. Ed è proprio di
questo aspetto che vorrei parlare ora: l’incredibile immaginazione di
Will, tanto empatico da visualizzare e creare un animale che racchiude
le angosce del suo primo caso, quello che coinvolge il serial killer
Garret Jacob Hobbs alias ”L'averla del Minnesota”, abile cacciatore di
cervi e abituato a fare a pezzi le sue vittime in una baita piena zeppa
di corna di cervo.
Una delle vittime, Cassie Boyle - ma che sappiamo
assassinata da Hannibal - viene presentata trafitta su corna di cervo,
con i corvi che banchettano sul suo cadavere. L’immagine è di certo
impressionante e Will la osserva incuriosito. Dà subito a Jack la sua
opinione professionale, ma se ne va senza fermarsi, come se quella
violenza si fosse già interiorizzata in lui. Ed è così: le visioni del
ravenstag si presentano, iniziano a far parte della sua esistenza, lo
affliggono e lo incatenano. Il cervo nero lo fissa, lo segue e lo
accompagna. È sempre accanto a Will, come uno spirito guida che lo
conduce nel buio della sua anima. Se la morte di Cassie Boyle è il primo
dono di Hannibal a Will, la sua sfida e il suo primo importante atto
d’amore verso l’agente per lui molto speciale dell’FBI, il ravenstag è
l’esemplificazione visionaria di quel gesto, una sorta di estensione
della mente che già qualifica il cervo Hannibal e il corvo Will.
F. Già che hai parlato di Garret Jacob Hobbs, mi è sovvenuta una cosa interessante: nel primo episodio, quando per la primissima volta il cervo e la sua simbologia entrano nella serie esse non sono completamente negative... o almeno vengono presentate in modo da non sembrarlo.
Garret riempie con il velluto dei palchi (per chi non lo sapesse, si tratta del tessuto riccamente vascolarizzato e rivestito esternamente da una morbida peluria che ricopre le corna dei cervi quando queste sono in crescita) le ferite della sua vittima, come sperando di poter "riparare" il danno che ha fatto uccidendola. È una cosa strana (e chiaramente da psicopatico), ma ci mette immediatamente davanti al fatto che il cervo è anche un simbolo di guarigione... e di rinnovamento. Dopotutto le sue corna cadono e ricrescono ogni anno e ogni anno sono più grandi, più ampie, più forti!
Dunque, come hai detto, il cervo (anzi, il ravenstag) è a suo modo un simbolo d'amore, ma anche di cambiamento, di guarigione e di... miglioramento.
E. Certo, e credo sia anche per questo che il ravenstag diventa il simbolo
della trasformazione di Will e non rappresenta solo la sua iniziale
allucinazione. Il graduale cambiamento di Will non è, appunto, solo
negativo: ricordiamoci sempre che, come Hannibal, anche la sua anima è
composta di forti luci e altrettante ombre. Will è intelligente da
comprendere e accettare queste visioni del ravenstag tanto da trarne
inconsciamente conforto. A riguardo, per me una delle scene migliori è
in “Coquilles” (S1, episodio 05) e vede Will sonnambulo camminare per
strada di notte, seguito a pochi passi dal ravenstag. Will si ferma e
alle sue spalle l’animale gli si accosta accarezzandogli un braccio con
il muso. In quell’istante sappiamo che il ravenstag è una presenza
benevola per Will, ma è pure l’animale guida che lo accompagna sul
cammino verso l’oscurità, come dicevo prima: in alcune credenze
religiose è proprio il cervo l’animale psicopompo che guida le anime dei
defunti verso l’aldilà. Un esempio: in “Shiizakana” (S2, episodio 09)
Will sogna di uccidere Hannibal grazie all’aiuto del ravenstag che
traina le corde mortali con cui Hannibal è legato.
Pensavo anche alla statuina di cervo nello studio di Hannibal. Entrando è
proprio uno dei primi elementi che si notano: posta sulla sinistra,
accanto alla porta, ha dei palchi meravigliosi, il muso rivolto verso
l’alto, lo sguardo fiero. Anche in questo caso torno alla mitologia, che
vede nei palchi del cervo un forte simbolo di virilità - caratteristica
che non manca certo al personaggio di Hannibal.
F. Oh si! Il cervo maschio è un fortissimo simbolo di virilità: i suoi palchi, esclusiva dei maschi, possono ossificarsi solo grazie al testosterone. Inoltre crescono con l'età, motivo per cui grandi palchi possono essere accomunati anche a grande saggezza! Teoricamente dovrebbe essere il tipico simbolo del forte, virile, machissimo uomo adulto. In pratica, però, veniva e viene tutt'oggi accomunato spesso ad Artemide, dea della caccia. Virile, ma a suo modo ambiguo. Simbolo di forte positivita, ma con lati nascosti di tenebra.
La statuetta di cervo nello studio di Hannibal ritrae uno splendido maschio di wapiti (Cervus canadensis) e questo è interessante... perché la prima apparizione del ravenstag non aderisce allo "standard" del wapiti, ma pian piano lungo la serie diventa più grosso, più "spigoloso" e sempre più forte. Il primo ravenstag che compare in una delle visioni di Will, nella prima stagione, non è lo stesso animale dallo sguardo quasi maligno che nella seconda stagione, sempre in Shiizakana, appare in una delle ricostruzioni di Will come bestia che uccide le vittime di Randall Tier. Quel secondo cervo, dall'aspetto meno naturale eppure più simile ad un wapiti (sono quegli occhi, quegli occhi malvagi, che fanno la differenza) è più oscuro e più potente di quello della prima stagione, ma anche addomesticato al punto da rispondere al fischio del suo padrone (e questo ci riporta all'uccisione onirica di Hannibal, di cui hai accennato, presente sempre nello stesso episodio).
Il cervo cambia, si evolve... muore e rinasce. Il suo enorme corpo, più nero che mai, occupa il pavimento della cucina di Hannibal nelle visioni di Will durante il finale della seconda stagione, dissanguandosi insieme al protagonista e ad Abigail Hobbs. E lì il ravenstag muore... o quasi.
Perché nella terza stagione la sua essenza ritorna, modificata in modo orribile, in una delle visioni più disturbanti di tutte e tre le stagioni di Hannibal, in Primavera (stagione 3, episoodio 2) : l'origami heart (il corpo di Anthony Dimmond, spellato e piegato per formare un cuore, infilzato su tre spade che lo sorreggono) che si dispiega e si trasforma in una strana creatura senza testa, ma dalle gambe e i palchi chiaramente da cervo. È come se il ravenstag fosse ritornato dalla morte come... uno zombie.
E. È vero, il ravenstag in quell’episodio è una sorta di zombie, di orrenda
mutazione. Dall’animale bello e possente ad un mostro che arranca verso
Will a capo basso, cercando di incornarlo. Ed è proprio quell’essere
deforme l’essenza dell’incubo che ancora avvolge la mente di Will e lo
accompagnerà verso il suo destino: rivedere Hannibal e rischiare la
morte, per l’ennesima volta. Come sempre, il cervo nella serie è
l’elemento premonitore, l’onirico trait d’union che collega le vite dei
protagonisti e anticipa come gli eventi a venire si presenteranno
drammatici. Pensavo all’animale daimon del libro “Queste oscure materie”
di Philip Pullman, per me uno dei più belli a tema fantasy, in cui
appunto il daimon è la rappresentazione dell'anima di una persona.
Proprio come il cervo per Will, con tutte le sue connotazioni e
collegamenti, è una specie di daimon visto come manifestazione della sua
anima tormentata e disturbata fin dal primo caso, quello dell’averla
del Minnesota. Ma il cervo nella religione cristiana è anche sinonimo
delle anime che ricercano la verità, esattamente come Will che deve
comprendere e raggiungere la verità su ciò che lo circonda così da
catturare assassini e serial killer.
F. William Blake (di cui nella terza stagione possiamo ammirare il noto acquerello del Grande Drago Rosso, fulcro dell'ossessione di Francis Dolarhyde) scrisse nei suoi Auguries of Innocence: “Il cervo selvaggio vagando il sentiero, salva l’anima umana dal suo pensiero”. L'anima di Will cerca la verità, ma la verità, quella che è anche in fondo a sé stesso, lo distruggerebbe... potrebbe il fragile agente Graham della prima stagione, tormentato da incubi e psicosi al punto da ammalarsi di encefalite, sopportare l'idea di diventare egli stesso un killer, di doversi trasformare in una creatura che eguaglia il cannibale, il chesapeake ripper, Hannibal Lecter? Il cervo, come ben dici, è guida sulla strada della verità, ma è anche un sinonimo di adattamento, come quello dei branchi che in primavera brucano la tenera erba, ma che in inverno sono capaci di ridurre la propria alimentazione a muschi, licheni e persino pochi brani di aspra e dura corteccia.
Will si è salvato dal suo stesso pensiero, seguendo il cervo selvaggio che vagava sul sentiero.
Il cervo è introspezione, illuminazione, guida. Accanto al trono del Buddha, figura illuminata per eccellenza, è spesso raffigurata una coppia di cervi. Persino nell'alchimia questo animale ha un significato che possiamo ricondurre alla trama stessa di Hannibal, al percorso che i personaggi, ma in particolar modo Will, intraprendono attraverso le stagioni: il cervo è utilizzato per simboleggiare il Mercurio alchemico, la sostanza psichica che fa da intermediaria nella trasformazione.
E. A metà strada tra simbologia di vita e di morte, il cervo che accompagna
Will è l’elemento che più di ogni altro rappresenta l’anima dello
stesso Will e il suo inconscio desiderio di avvicinarsi ad Hannibal e
alla sua parte più crudele. Anche se vuole fermarsi, e nella terza
stagione cercherà di farlo, di opporsi a questo tragico destino formando
una sua famiglia, sposandosi e vivendo una vita normale, sarà il
richiamo verso il suo lato più buio a farlo tornare e a investigare per
un’ultima volta. L’anima di Will proprio come, ad esempio, il cervo
simbolo di Artemide cacciatrice, ama le sfide e la caccia. Sa di poter
contare sulla propria forza dettata da un infallibile e acuto
intelletto, uno sguardo ed un olfatto impareggiabili. Non ha timore di
nulla perché sa di poter rinascere, di trovare nuova linfa. È già
accaduto, d’altronde, quando Hannibal lo ha gravemente ferito e si è
ritrovato accanto alla sua stessa anima-cervo ferita e invasa dal
sangue, ma è rinato ed è riuscito a calarsi nell’oscurità, rafforzandosi
e abbracciando, alla fine, la sua follia. Forse è questa la spiegazione
più elevata del cervo-simbolo: l’animale e i suoi palchi rivelano luce e
buio, morte e rinascita, in un susseguirsi di eventi che daranno
all’anima di Will la possibilità di conoscere sé stesso in totale
profondità.
F. Una profondità che è anche quella del simbolo stesso e delle sue sfaccettature di cui abbiamo parlato in questa conversazione. Come nota di chiusura, vorrei far notare quanto sia incredibile che in una serie tv (non una saga di libri, non un trattato filosofico, si badi bene, ma un prodotto di intrattenimento televisivo) si possa utilizzare una metafora così complessa in una serie di situazioni così distanti fra loro. Sanità e follia, luce e buio, morte e rinascita, perfettamente illustrati attraverso l'immagine maestosa del cervo. Che dire, solo Bryan Fuller avrebbe potuto realizzare qualcosa di simile!
E voi? Che cosa ne pensate? Diteci la vostra su questo affascinante argomento!